Estratto seduta Commissione speciale dei Piani di zona

Testo dell’intervento del Comitato alla seduta del 25 novembre 2019 della Commissione speciale dei Piani di zona sulla mancata applicazione dei Prezzi Massimi di cessione

Buonasera a tutti grazie per lo spazio, Galassi Daniele Vicepresidente del Comitato di quartiere Ponte Galeria.

Vado a cercare di rappresentare alcune delle problematiche presenti sul nostro piano di zona suddividendo le questioni sui 2 aspetti che più incidono negativamente sulla vivibilità del quartiere e cioè l’applicazione dei prezzi massimi di cessione e la realizzazione delle opere di urbanizzazione.

Prezzi massimi di cessione: ci sono varie problematiche con alcune costruzioni tra cui su tutte il Comparto D3 realizzato dalla Cooperativa Sagittario Casa Felice, dove per degli appartamenti di alcuni soci esclusi dalla compagine sociale più altri appartamenti invenduti è stato nominato un custode su rivalsa da parte della banca doBank che ha acquisito il credito da Unicredit concessionaria di un mutuo edilizio verso la cooperativa Sagittario per la realizzazione del comparto in questione.

Questo è un comparto realizzato in regime di edilizia economica e popolare ai sensi dell’art. 8 della legge 179/1992 e dell’art. 9 della legge 492/1993., inizialmente in regime di locazione a termine per un periodo non inferiore a 8 anni con patto di futuro acquisto ma susseguentemente trasformato in assegnazione a  regime di immediata proprietà superficiaria con convenzione integrativa tra la cooperativa sagittario e il Comune di Roma.

Quindi parliamo di edilizia convenzionata e agevolata realizzata su terreno pubblico del comune di Roma con finanziamento pubblico erogato dalla Regione Lazio.

La cooperativa in questione subiva una truffa nei primi anni del 2000 denominata truffa Coop casa lazio che ha visto proprio nei mesi scorsi la condanna in via definitiva degli autori (ex amministratori ed enti pubblici quali il MISE ad esempio) con l’inizio dei risarcimenti anche verso la cooperativa che ha richiesto ben 10 milioni di euro.

Nel 2008 la nuova gestione della cooperativa ha usufruito, a seguito della truffa Coop casa Lazio di un contributo Regionale a fondo perduto pari a 190.000 € totali destinati esclusivamente alla realizzazione del comparto D3 e a favore dei 19 soci truffati per 10.000 € a socio. Grazie a questo contributo la cooperativa ha potuto rinegoziare il contratto d’appalto e fatto partire i lavori.

A tal proposito, per questo contributo risulta una dichiarazione sostitutiva di atto notorio dove la rappresentante legale si è impegnata alla restituzione del contributo erogato qualora, all’atto di assegnazione dell’alloggio, i soggetti richiedenti avessero perso i requisiti.

Ebbene, a seguito di un accesso agli atti presso la Regione Lazio è emerso che una decina di soci sui 19 beneficiari del contributo risultano dimissionari dalla compagine sociale senza quindi avere avuto mai alcuna assegnazione dell’alloggio.

In pratica qui non sono decaduti i requisiti dei soci ma sono proprio decaduti i soci e la cooperativa non ha restituito nulla come dichiarato dal responsabile del procedimento della Regione lazio Sig. Tulli. Qui basta che la Regione chieda alla Cooperativa il libro dei soci e tutti gli atti di assegnazione dei beneficiari del contributo per poi procedere nelle sedi opportune. Ricordiamo che si parla di soldi pubblici destinati a persone che hanno subito truffe per decine di migliaia di euro.

In seguito la nuova gestione della cooperativa ha richiesto sia agli ex soci che ai nuovi subentranti ingenti somme a titolo di conto/costruzione per un totale complessivo di circa 700mila euro versati ante e post truffa solo dai 9 soci poi estromessi dalla compagine sociale, senza contare dunque le ingenti somme versate dai soci che hanno poi rogitato in violazione di norma e che portano a ben oltre il milione di euro in versamenti.

La cooperativa nel 2011 ha contratto un mutuo ordinario con Unicredit per 3.300.000 €. per la realizzazione di 30 alloggi e pertinenze vincolati da ipoteca di primo grado. Si ricorda che esiste una sentenza del TAR su Castelverde che sancisce che le banche devono erogare mutui agevolati coperti da garanzia dello Stato.

Contando dunque il milione e passa versato negli anni dai soci sommato al contributo di 190.000 € e al finanziamento regionale di 480.000 € la somma concessa appare ingiustificata, calcolando oltretutto che il contratto di appalto rinegoziato con la ditta esecutrice per il comparto D3, oltre a confermare l’importo del precedente appalto post truffa coop casa lazio se non con un irrilevante incremento e comunque  per un totale di 2.600.000 € circa,  LIBERAVA la cooperativa da eventuali richieste di risarcimento o penali verso la ditta appaltatrice che erano stati maturati  a seguito delle problematiche sopra descritte che hanno causato mancati pagamenti, fermo cantieri, etc. Quindi la cooperativa al 2007 per il comparto D3 non aveva una situazione debitoria grave, anche perché all’epoca della truffa il finanziamento regionale non era ancora stato concesso. Inoltre tutti gli oneri concessori verso il Comune (opere urbanizzazione, esproprio, etc.) nonché la fideiussione bancaria erano stati regolarmente versati dalla gestione precedente. Quindi la domanda è: in quale buco nero sono finiti i risparmi di una vita dei soci del comparto D3 del PdZ b39 Ponte Galeria?

I soci, che a fine anno 2012 hanno ricevuto le chiavi dei loro alloggi in attesa di rogito, sono esclusi nel 2015 dopo aver effettuato numerosi pagamenti per l’ammortamento del mutuo e quando hanno richiesto in prima battuta con ispezione di un revisore contabile nel 2014 senza esito e susseguentemente tramite l’avvocato Perticaro informazioni circa la necessità di rogitare alle giuste condizioni chiedendo appunto, oltre a tutta la documentazione necessaria, lumi su questo surplus ingiustificato applicato sui prezzi degli alloggi e dell’eccessivo importo del mutuo contratto.

La risposta della cooperativa è stata l’esclusione dalla compagine sociale con decadenza dell’assegnazione degli alloggi per mancato pagamento degli interessi passivi di un mutuo illegittimo preceduta dalle seguenti dichiarazioni:

– il prezzo degli alloggi si desume dai bilanci

– richiamando l’art. 9 della convenzione afferma che le cooperative sono escluse dall’applicazione del prezzo massimo di cessione. 

Gravi affermazioni smentite anche dal Pau con una nota del 5 aprile 2018 con protocollo n. 59612 e che hanno costretto i soci a depositare un esposto alla Procura della Repubblica oltre alla successiva opposizione alla delibera di esclusione dalla compagine sociale in sede civile ad oggi in fase di giudizio.

Alcuni soci in passato hanno ricevuto comunicazioni su carta intestata della Cooperativa con conteggi sul costo totale dell’alloggio pari al doppio del prezzo massimo di cessione in palese violazione della normativa, violazione che chiama in causa sia la Regione Lazio perché il finanziamento non viene detratto dal prezzo massimo di cessione e sia il Comune per la violazione della Convenzione.

Andrebbero dunque revocati i finanziamenti e contributi da parte della Regione e annullata conseguentemente la delibera della Giunta Capitolina per la concessione del diritto di superficie con la decadenza di tutti gli atti conseguenti compreso il mutuo edilizio ordinario.

Su tutta questa triste vicenda pende oltretutto la spada di damocle della prossima vendita all’asta per un totale di 9 alloggi occupati dai soci esclusi e altri 6 alloggi invenduti, circostanza che dovrebbe indurre la Regione a revocare il finanziamento erogato e il Comune a revocare la concessione per violazioni della convenzione di cui all’art. 15 il quale recita che in caso di sottoposizione a procedura concorsuale, l’amministrazione deve revocare la concessione.

Nonché per entrambi l’obbligo e per l’avvocatura Capitolina e per l’avvocatura della Regione Lazio ad intervenire e a costituirsi nei giudizi pendenti al fine di tutelare l’interesse pubblico.

Aggiungo infine che tutto quanto sopra riportato è stato ampiamente rappresentato negli anni con dovizia di particolari dai numerosi esposti inviati dall’Avvocato Perticaro a tutti gli organi preposti al controllo ossia Comune di Roma e Regione Lazio. Il Comune di Roma ha comunicato in data 10 ottobre 2018 di aver già avviato una verifica del rispetto dei Prezzi massimi di cessione anche sul comparto D3 e sulla Cooperativa Sagittario Casa Felice ma ad oggi (dopo più di un anno) non ci ha dato comunicazione alcuna sul suo esito.

Riguardo alle aste immobiliari concludo con una nota politica citando un articolo del Sole 24 ore:

Le aste dell’anno 2018 sono state oltre 245.000.
L’ultimo dato disponibile sul numero delle aggiudicazioni (2017) è di 76.219.
Le oltre 245.000 esecuzioni immobiliari nel territorio nazionale hanno raggiunto nel 2018 un valore base d’asta di 36miliardi di euro circa. Rispetto al 2017 si nota un aumento di esecuzioni pari al 4,6.
Il panorama che emerge è davvero preoccupante: in Italia, ogni 75 famiglie, ve ne è una con la casa all’asta. É la storia quindi di oltre 245.000 famiglie italiane che ancora oggi sono coinvolte, spesso loro malgrado, nella situazione sconfortante di avere la casa all’asta. Un totale di oltre 1.470.000 persone coinvolte”.

Qui ci sono banche che danno mutui non regolari e il Comune e la Regione non fanno nulla, non si costituiscono nei giudizi, si potrebbe fare, come nel caso delle affrancazioni per il quale in parecchi si sono esposti al riguardo per trovare una soluzione, una legge che blocchi le esecuzioni nei casi dove ci sono verifiche in corso sul rispetto dei prezzi applicati.

Grazie a tutti

Il CDQ Ponte Galeria

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